Ivan Vasìl'evic Babuskin

necrologio

Vladimir Lenin (1910)

 


Pubblicato per la prima volta sulla Rabociaia Gazeta, del 18 (31) ottobre 1910.
In Babuskin, Militante bolscevico, edizioni Lotta Comunista
Trascritto per Internet da Mishù, gennaio 2004.

 

Viviamo in condizioni maledette se è possibile una cosa come questa: un importante funzionario di partito, l'orgoglio del partito, un compagno che con abnegazione ha dato tutta la sua vita alla causa operaia, sparisce senza lasciare traccia. E le persone a lui più care, la moglie e la madre, i suoi compagni più vicini non riescono per anni a sapere cosa gli sia accaduto: se languisca nella deportazione, se sia stato ucciso in qualche prigione o se sia morto eroicamente lottando contro il nemico. Questo è accaduto a Ivan Vasil’evic, fucilato da Rennenkampf. Della sua morte abbiamo saputo solo pochissimo tempo fa.

Il nome di Ivan Vasil'evic è caro e familiare a molti socialdemocratici. Tutti coloro che lo conoscevano, lo amavano e lo stimavano per la sua energia, per il suo rifuggire dalle frasi fatte, per il profondo e coerente spirito rivoluzionario, per la sua fervida dedizione alla causa. Operaio pietroburghese, nel 1895, con un gruppo di operai coscienti condusse nella Neva Zavastava un energico lavoro di propaganda tra gli operai degli stabilimenti Semjannikov, Aleksandrov e della vetreria, formò dei circoli culturali, organizzò una biblioteca e, contemporaneamente, si dedicò anch'egli con dedizione allo studio.

Il suo pensiero era teso unicamente ad ampliare il lavoro. Prese parte a San Pietroburgo, nell'autunno del 1894, alla stesura del primo volantino di propaganda, indirizzato agli operai dello stabilimento Semjannikov, occupandosi personalmente della sua diffusione. Quando fu formata a San Pietroburgo l'Unione di lotta per la liberazione della classe operaia, Ivan Vasil'evic diventò uno dei suoi membri più attivi e vi lavorò fino al giorno del suo arresto. L'idea di fondare all'estero un giornale politico, utile alla causa dell'unione e al rafforzamento del partito socialdemocratico, venne discussa con lui dai suoi vecchi compagni di lavoro di San Pietroburgo, promotori dell'Iskra, e ne ottenne il più fervido sostegno. Finché Ivan Vasil'evic restò in libertà, all'Iskra non mancarono mai le corrispondenze genuinamente operaie. SÌ sfoglino i primi venti numeri del giornale: praticamente tutte le corrispondenze da Suja, Ivanovo-Vosnesensk, Orechovo-Zuevo e da altre località russe, passarono per le mani di Ivan Vasil'evic, che cercava di instaurare un legame, il più stretto possibile, tra l’Iskra e gli operai. Ivan Vasil'evic fu il più solerte corrispondente del giornale, il suo più fervente sostenitore. Dal centro [della Russia], poi, Babuskin si trasferì a sud, a Ekaterinoslav, dove venne arrestato e imprigionato ad Aleksandrovsk, da dove fuggì con alcuni compagni, recidendo la grata della finestra. Senza conoscere neppure una lingua straniera, egli arrivò fino a Londra, dove si trovava a quell'epoca la redazione dell'Iskra. Là furono molte le discussioni e i problemi che affrontammo insieme, ma Ivan Vasil'evic non poté presenziare al secondo Congresso del partito... la prigione e la deportazione lo tennero a lungo lontano dall'attività. L'ondata rivoluzionaria dilagante promuoveva nuovi funzionari, nuovi attivisti del partito, mentre Babuskin viveva all'estremo nord, a Vercholensk, isolato dalla vita del partito. Tuttavia, egli non trascorreva inutilmente il suo tempo, studiava, si preparava alla lotta, si occupava degli operai, dei compagni deportati, cercando di trasformarli in socialdemocratici coscienti, in bolscevichi. Nel 1905 sopraggiunse l'amnistia e Babuskin si mise in cammino verso la Russia. Ma, in quel momento, in Siberia la lotta si era fatta incandescente e c'era bisogno, laggiù, di uomini come Babuskin. Egli entrò a far parte del comitato di Irkutsk e si gettò a capofitto nel lavoro. Doveva intervenire alle riunioni, sviluppare la propaganda socialdemocratica e organizzare l'insurrezione. Mentre Babuskin con cinque altri compagni, di cui non sapremo mai il nome, trasportava da Cita, su un vagone, un grande quantitativo di armi, il treno fu intercettato dalla spedizione punitiva di Rennenkampf e tutti e sei i compagni, senza alcun processo, vennero fucilati sul bordo di una fossa comune scavata lì per lì. Morirono da eroi. Di quella morte hanno raccontato i testimoni, i soldati e i ferrovieri che si trovavano su quel treno. Babuskin cadde vittima della feroce repressione di uno sgherro dello zar, ma, morendo, sapeva che la causa a cui aveva dedicato tutta la sua vita non sarebbe mai morta, che decine, centinaia di migliaia, milioni di altre persone l'avrebbero portata avanti, che in nome di quella causa sarebbero morti altri compagni operai, che essi avrebbero lottato fino alla morte.

Vi sono persone che hanno diffuso la fandonia secondo cui il Partito socialdemocratico russo sarebbe un partito dell''tntelligentia, in cui gli operai sarebbero emarginati, che gli operai in Russia sarebbero socialdemocratici senza socialdemocrazia, che così sarebbe stato prima della rivoluzione ma soprattutto durante. I liberali diffondono questa menzogna perché odiano la lotta rivoluzionaria delle masse che il Partito Operaio Socialdemocratico Russo ha diretto nel 1905. Purtroppo tale falsa teoria è stata fatta propria anche da qualche socialista, mosso da irragionevolezza o superficialità. La biografia di Ivan Vasìl'evic Babuskin, il decennale lavoro socialdemocratico di questo operaio dell’Iskra, costituiscono una lampante confutazione di questa menzogna liberale. I.V. Babuskin è uno di quegli operai-pionieri che, dieci anni prima della rivoluzione, hanno cominciato a creare il partito operaio socialdemocratico. Senza il lavoro instancabile, eroicamente tenace tra le masse operaie, di pionieri come questi, il Partito Operaio Socialdemocratico Russo non sarebbe sopravvissuto, non dico dieci anni, ma neppure dieci mesi. Solo grazie all'attività di tali pionieri, solo grazie al loro sostegno, il Partito Operaio Socialdemocratico Russo, nel 1905, nelle grandiose giornate di ottobre e di dicembre si è indissolubilmente fuso con il proletariato e ha custodito questo legame attraverso i deputati operai non solo nella II Duma, ma anche nella III: quella delle centurie nere.

I liberali (cadetti) vogliono trasformare in eroe popolare S.A. Muromcev, il presidente della I Duma recentemente scomparso. Noi socialdemocratici non dobbiamo perdere l'occasione per esprimere il nostro disprezzo e il nostro odio al governo zarista che ha perseguitato persino dei funzionari moderati e innocui come Muromcev. Egli era solo un funzionario liberale. Non era neppure un democratico e temeva la lotta rivoluzionaria di massa. Egli si attendeva la libertà per la Russia non dalla lotta rivoluzionaria, ma dalla buona volontà dell'autocrazia zarista, da un accordo con questa feroce e spietata nemica del popolo russo. E’ ridicolo vedere in gente come questa gli eroi popolari della rivoluzione russa.

Ma di eroi popolari ce ne sono. Sono gli uomini come Babuskin. Sono gli uomini che, non un anno o due, ma dieci anni prima della rivoluzione, si sono dedicati interamente alla lotta per la liberazione della classe operaia. Sono gli uomini che non si sono sprecati in inutili, isolate azioni terroristiche, ma che hanno agito tenacemente, immancabilmente tra le masse operaie, aiutandole a sviluppare la loro consapevolezza, la loro organizzazione, la loro iniziativa rivoluzionaria. Sono gli uomini che, quando è cominciata la crisi, quando la rivoluzione dilagava e a milioni si univano al movimento, sono assurti a capi della lotta armata contro l'autocrazia zarista. Tutte le conquiste strappate al potere zarista sono state ottenute esclusivamente dalla lotta delle masse guidate da uomini come Babuskin.

Senza uomini simili, il popolo russo sfarebbe rimasto sempre un popolo di schiavi, un popolo di servi. È con uomini simili che il popolo russo conquisterà la sua completa emancipazione.

Siamo ormai giunti al quinto anniversario dell'insurrezione del dicembre 1905. Commemoreremo questo anniversario ricordando i pionieri-operai che sono caduti nella lotta contro il nemico. Noi ci rivolgiamo ai compagni operai chiedendo loro di raccogliere e inviarci i ricordi di quella lotta e ulteriori notizie su Babuskin e sugli altri soldati socialdemocratici caduti nell'insurrezione del 1905. Abbiamo intenzione di pubblicare un volumetto con le informazioni biografiche su questi operai. Questo opuscolo sarà la migliore risposta a tutti gli scettici e i denigratori del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. E per i giovani operai sarà la miglior lettura per imparare come debba vivere e agire un operaio cosciente.


Ultima modifica 10.01.2004